Cinque secoli esatti sono trascorsi dall’ottobre 1517, mese nel quale Martin Lutero rese pubbliche a Wittenberg, in Germania, le sue 95 tesi sul tema delle indulgenze. In quegli stessi anni, a Vicenza, germogliavano i semi del Rinascimento e cresceva una generazione di letterati, studiosi e scienziati che di lì a poco, nel 1555, avrebbero fondato l’Accademia Olimpica, sodalizio di uomini dotti, illuminato e innovativo per l’epoca.
Forte di questa sua storia non comune, l’Accademia ha deciso di offrire alle riflessioni in atto sulla Riforma protestante un contributo altrettanto speciale, quasi da “testimone oculare” di quegli eventi epocali. Lo ha fatto proponendo un convegno di studi dal titolo “La Riforma protestante a Vicenza e nel Dominio Veneto”: una intensa due-giorni di approfondimento mirato sul territorio, svoltasi nel pomeriggio di lunedì 23 ottobre a Palazzo Chiericati e nell’intera giornata di martedì 24 nell’Odeo Olimpico, con la partecipazione di studiosi provenienti dall’Italia e dall’estero e con una “sessione divulgativa” appositamente pensata per insegnanti e studenti. L’appuntamento stato promosso con il patrocinio della Regione del Veneto e con la collaborazione della Fondazione Banca Popolare di Marostica Volksbank, che lunedì 16 ottobre ha ospitato un incontro introduttivo al convegno vicentino.
La prima giornata
Aperto da una lettura inaugurale di Massimo Firpo, docente dell’Università di Torino e membro dell’Accademia dei Lincei, il convegno è stato introdotto dal presidente dell’Accademia Olimpica, Gaetano Thiene, che ha dato il via alla prima sessione di contributi, moderati dal presidente della Classe di Lettere e arti, Emilio Franzina.
Silvia Ferretto, dell’Università di Padova, ha analizzato la presenza, in quegli anni, di studenti della Natio Germanica nell’ateneo patavino, tra Umanesimo medico e Riforma. Il rapporto tra architettura, religiosità e committenza nell’Italia del Cinquecento è stato invece approfondito da Francesca Mattei, della Hümboldt-Universität di Berlino, mentre Andrea Savio, dell’Università di Verona, ha permesso di conoscere il profilo di alcuni nobili vicentini “dissidenti”, al centro di una ricerca attualmente in corso.
La seconda giornata
Le relazioni esistenti fra l’intolleranza religiosa e l’economia dell’epoca sono state il filo conduttore degli interventi di martedì, la cui prima parte si è sviluppata al mattino, con il coordinamento di Giovanni Luigi Fontana, presidente della Classe di Diritto economia e amministrazione dell’Accademia Olimpica.
Di libero commercio, “base potentissima dell’heresia”, si è occupato Germano Maifreda, dell’Università di Milano, mentre Edoardo Demo, dell’Università di Verona, ha avuto il compito di analizzare la situazione vissuta dagli “infetti” italiani nelle dinamiche del commercio internazionale post-Riforma, con particolare attenzione al caso dei nobili e dei mercanti vicentini. Un allungo oltre confine è stato poi proposto da Lucien Faggion, dell’Université d’Aix-Marseille, che ha ripercorso le vicende dei protestanti vicentini residenti nella Repubblica di Ginevra fra il 1550 e il 1620 circa.
A chiudere la mattinata è stata infine la sessione divulgativa per le scuole: un “racconto in pubblico” su “Uomini e donne della Riforma protestante nella Vicenza del Cinquecento”, introdotto dallo storico Franzina e condotto da Gaetano Thiene.
Nel pomeriggio, con il coordinamento del segretario dell’Accademia, Mariano Nardello, la parola è passata a Stefania Malavasi, dell’Università di Padova, che ha volto lo sguardo verso il Polesine, affrontando figure quali il “Cavaliere di Rovigo” e Lucrezia Gonzaga. Del caso della tomba di Lavinia Thiene nella cattedrale di Vicenza ha parlato invece Fabrizio Biferali, dell’Università di Roma – La Sapienza, mentre la tragedia “Libero arbitrio”, composta nel 1546 dal bassanese Francesco Negri, è stata analizzata da Vincenzo Vozza, dell’Università di Padova. Spazio quindi a Corrado Pin, della Deputazione di Storia patria delle Venezie, invitato ad illustrare i riflessi della Riforma nella Venezia di Paolo Sarpi.
La lettura conclusiva del convegno è stata affidata ad Howard Burns, della Scuola Normale Superiore di Pisa: il titolo del suo intervento è stato “La Casa come Tempio? Pensiero albertiano e idee religiose nell’architettura di Andrea Palladio”.