Il violinista e docente Giovanni Guglielmo è morto domenica 13 agosto all’età di 82 anni. Intervenendo a nome dell’Accademia Olimpica, di cui era socio, il vicepresidente vicario Cesare Galla ne ha ricordato la luminosa figura artistica e culturale la mattina di venerdì 18 agosto, in occasione dell’inumazione delle sue ceneri nel Famedio dei cittadini illustri al Cimitero Maggiore di Vicenza. Qui di seguito, la versione integrale dell’intervento.
Tutti noi – amici, colleghi, allievi ed estimatori – sappiamo che Gianni Guglielmo alle parole preferiva il linguaggio universale della musica. Per questo è particolarmente apprezzabile il progetto di un incontro musicale in suo ricordo, che sta prendendo forma in questi giorni per iniziativa del figlio Federico, e che si spera possa essere realizzato nel prossimo settembre: è l’iniziativa più vicina al suo modo di essere e di pensare.
Gianni non amava parlare – come tocca fare qui, oggi – e preferiva di gran lunga imbracciare il suo violino e suonare: da solo, in formazione da camera, insieme all’orchestra, come ha fatto per settant’anni della sua vita. Così era certo di essere capito proprio da tutti, ma non è che quando parlava non lo si capisse, anzi. Era un uomo di poche parole e di sostanziosi concetti, di idee chiarissime. Un artista concentrato, concreto, profondo, che ha fatto moltissimo non solo per il suo strumento, e in generale per l’arte in cui è vissuto, ma per il mondo in cui si è trovato ad operare. E una parte significativa di questo mondo – anche se non era uomo che conoscesse confini – è stata Vicenza.
Ha attraversato almeno mezzo secolo di vita vicentina coltivando la certezza della sua missione culturale e costruendo iniziative straordinarie, che oggi sono patrimonio di tutti e per le quali ha lavorato instancabilmente, senza cercare onori personali, senza preoccuparsi della visibilità, come si dice oggi, in nome di una necessità intima e superiore. Oltrepassati gli ottant’anni, continuava a farlo, con fiducia incrollabile e serena, grande vecchio che sapeva dialogare magnificamente con i giovani: averlo perso, non averlo più fra noi non è soltanto un grande dolore ma ci mette di fronte a un vuoto inatteso e grave, che davvero è arduo immaginare come potrà essere colmato, nei prossimi mesi e nei prossimi anni.
Per decenni, Gianni Guglielmo è stato un punto di riferimento per tutti quelli che assegnano un posto importante alla musica nella loro vita.
Per chi la musica la fa o vuole imparare a farla, come docente erede e continuatore della tradizione della grande scuola veneta del violino, formando un paio di generazioni di assoluto livello. Musicisti che oggi – molti ne vedo qui – fanno trionfare la scuola veneta del violino in tutto il mondo. E non si è limitato a trasmettere il suo sapere tecnico e la sua visione della musica, è stato anche una figura centrale nell’organizzazione delle istituzioni scolastiche musicali, in prima fila nel processo che ha portato il conservatorio di Vicenza ad ottenere l’autonomia, con responsabilità dirette come direttore del nostro “Pedrollo”.
È stato un punto di riferimento per chi la musica la organizza, la propone al pubblico. Fondò negli anni Settanta l’orchestra Pedrollo, germe di quella che oggi si chiama Orchestra del Teatro Olimpico. Ha creato l’Ensemble Musagète, che da oltre 15 anni riempie di musica palazzo Leoni Montanari. Si è sempre assunto responsabilità ideative e creative, accettando direzioni artistiche non solo a Vicenza, ma a Vicenza in particolare, perché alla sua città di adozione non ha mai detto di no.
È stato un punto di riferimento per chi la musica la ascolta, con una carriera concertistica straordinaria, che si è concretizzata qui in decine e decine di concerti, ma ha avuto l’intensità e l’ampiezza del grande interprete internazionale, perché davvero ha suonato in tutto il mondo. Le scelte esecutive di Gianni Guglielmo ne hanno sempre fatto un eccezione, nel mondo dei concerti: dal Barocco al contemporaneo, nessun autore era escluso dalla sua curiosità, dalla sua analisi, dal suo approfondimento. È stato una pietra miliare nell’interpretazione di Vivaldi, ha avuto un ruolo centrale nella riscoperta di Giuseppe Tartini. Solo lui, con il suo gruppo “L’Arte dell’arco”, ha potuto vantare la registrazione discografica integrale dei Concerti per violino e orchestra di questo musicista.
Ha sempre guardato con attenzione la musica del Novecento e quella contemporanea, quella vicentina in particolare. Era questa una missione che aveva sviluppato in particolare da quando era diventato socio dell’Accademia Olimpica, poco più che quarantenne (vi entrò infatti nel 1976). All’antica istituzione culturale vicentina, Gianni Guglielmo ha dato davvero moltissimo e sempre in concreto: si deve alla sue iniziative se la musica da camera di Arrigo Pedrollo è stata portata su disco come quella di Giacomo Orefice o di Almerigo Girotto. Passava al setaccio gli archivi, studiava, editava le musiche antiche e recenti che hanno contrappuntato la storia dell’Accademia e quindi della città di Vicenza. Poi le riportava in vita. Lasciava ad altri l’incombenza di parlarne, lui suonava.
È accaduto così anche nel maggio dell’anno scorso, quando l’Accademia gli ha tributato l’onore dell’annuale “Incontro con l’accademico”, riconoscente per tutto quello che andava facendo. Alla fine, dopo le parole degli altri, lui ha imbracciato il violino – ed è stata l’ultima volta che l’ha fatto in Accademia – regalando un’esecuzione commovente della Ciaccona di Bach. Una volta, ormai dieci anni fa, conversando su questo pezzo grandioso e arduo, suprema vetta interpretativa per qualsiasi violinista, aveva detto semplicemente: «Nella mia vita ci ho pensato tanto». Ecco, Gianni: quei pensieri rivelati in forma di musica ci mancheranno terribilmente.