Si sarebbe dovuta tenere nella prima settimana di novembre, trattando proprio il tema della peste e del contagio dall’antichità ai giorni nostri. Ma l’acuirsi dell’emergenza sanitaria ha richiesto un repentino cambio di programma anche alla quindicesima edizione di Laboratorio Olimpico, progetto promosso dall’Accademia Olimpica con la collaborazione del Comune di Vicenza, nato da un’idea di Cesare Galla e diretto da Roberto Cuppone, entrambi accademici.
Il programma di questa edizione, dal titolo Anno Domini 2020. Il Teatro Olimpico in tempo di peste, si è dunque concentrato su ciò che si poteva fare al meglio e garantendo la massima sicurezza ad attori e tecnici in questa situazione avversa.
È nata così l’idea di una registrazione video no-stop a porte chiuse all’Olimpico, nella quale fondere due perfomance.
La prima, affidata agli attori Piergiorgio Piccoli, Carlo Presotto, Paolo Rozzi, Antonino Varvarà, Anna Zago e Patricia Zanco, è consistita nella lettura di alcune pagine del De peste del medico Alessandro Massaria, il quale, tra i fondatori dell’Accademia Olimpica, fu un innovatore nella gestione dell’epidemia nel Veneto nel 1575-1577. In un’apposita riduzione teatrale, la sua opera è stata affrontata nella traduzione in italiano curata dalla studiosa Daniela Marrone (la pubblicazione è uscita nel 2012 per i tipi delle Edizioni Antilia, grazie ai contributi dell’Associazione Ricerche Cardiopatie Aritmiche – Arca e del Dipartimento di Scienze del Mondo Antico dell’Università di Padova, con presentazione e introduzione di Gaetano Thiene ed Emilio Pianezzola).
La seconda performance, invece, è stata orchestrata dalla regista Serena Sinigaglia, nome noto della scena italiana, tra l’altro fondatrice dell’Associazione Teatrale Indipendente per la Ricerca (ATIR). A lei il compito di guidare dodici allievi attori del secondo anno dell’Accademia Teatrale Veneta, ora «Carlo Goldoni» (scuola del Teatro Stabile del Veneto), preparati attraverso un laboratorio online, in una partitura drammaturgica inedita, elaborata dalla stessa regista insieme a Gabriele Scotti e costruita intorno a testi legati al tema della peste scritti da Sofocle, Tucidide, Lucrezio, Virgilio, Livio, Seneca, Boccaccio e dal giornalista scientifico David Quammen. Il tutto con la collaborazione dell’attrice, aiuto regista e vocal coach Sandra Zoccolan.
A queste performance si sono affiancati due particolari momenti “virtuali”, preregistrati: un’introduzione da Milano di Oliviero Ponte di Pino, giornalista da sempre attivamente coinvolto in Laboratorio Olimpico, che avrebbe dovuto presentare lo spettacolo al pubblico; e un saluto da Giuliano Scabia, poeta e drammaturgo, già protagonista di Laboratorio Olimpico nel 2010 e nel 2019, e che in questa edizione avrebbe dovuto presentare il volume Commedia Olimpica, ovvero la fine del mondo (con dinosauri), edito dall’Accademia con il sostegno di AIM, frutto dell’esperienza laboratoriale e della messa in scena dello scorso anno all’Olimpico.
Una sintesi dei materiali filmati – riprese dirette delle due performance, collegamenti esterni e backstage, effettuati da Alberto Bombardini, in veste di regista, con l’assistenza di Stefano Bodinetti, nell’arco di due intere giornate nel Teatro Olimpico – verrà montata in diverse soluzioni, che verranno decise in questi giorni in base alle immagini e alle situazioni riprodotte. Si stanno valutando una breve sintesi informativa, da pubblicare su Youtube e nei social dell’Accademia, una versione in corto d’arte, per partecipare ad alcuni segnalati festival cinematografici internazionali, e infine una versione “integrale”, cioè una restituzione da proiettare al pubblico quando sarà possibile, forse in primavera o alla prossima edizione di Laboratorio Olimpico, nell’autunno del 2021.
“Nonostante le difficoltà – dichiarano il presidente dell’Accademia, Gaetano Thiene, e il segretario, Maria Elisa Avagnina – ci siamo impegnati a realizzare questa iniziativa, complementare ad un progetto più ampio che l’Accademia sta curando in materia. Era fondamentale non perdere la voce autorevole del nostro Laboratorio, che nel corso della sua attività ha animato un confronto profondo sul teatro, fra radici antiche e scena contemporanea, sia per dare un segnale concreto di vicinanza al mondo del teatro e soprattutto agli artisti più giovani, perché non perdano la fiducia e continuino a coltivare la loro passione”.
“Il teatro trasforma le difficoltà in risorse – aggiunge il direttore artistico del Laboratorio, Roberto Cuppone –. Per questo siamo riusciti a portare all’Olimpico una drammaturgia nuova ed espressamente pensata per questo teatro unico: grazie alla collaborazione di tutti – fino agli uffici del Comune, al service tecnico, al personale dell’Accademia e del Teatro Olimpico, che tutti insieme ringrazio e che sul palcoscenico, alla fine, si sono sciolti in un applauso liberatorio dopo lo spettacolo – siamo riusciti a lasciare una piccola testimonianza della necessità del teatro, specie in questi momenti”.
“Durante il primo lockdown – commenta la regista Serena Sinigaglia – ho sentito che dovevo fare come Penelope: farmi coraggio e fare e disfare la tela, approfittando del momento anche per ragionare su cambiamenti sani per l’umanità. Contro questa nuova chiusura, invece, sono scesa in piazza a manifestare, perché credo che mai come ora la società abbia bisogno del contributo che la cultura può dare. Abbiamo bisogno di metabolizzare quanto sta succedendo, come ogni peste nella storia ha insegnato. E inoltre credo si debba tenere attivo un settore che è tra i più fiorenti economicamente. Si può anche pensare di chiudere al pubblico, ma le attività andrebbero lasciate. Bisogna permettere alla cultura di avere un accesso più veloce al controllo sanitario (come si fa per il calcio) e provare, sperimentare, fare ibridi di genere, streaming. Un Netflix della cultura? Perché no? Ma consentendo di lavorare, investendo quei soldi che peraltro ci sono, perché ad attività ferme sono rimasti i fondi previsti per le attività non svolte. Quindi – conclude la regista – io sono felicissima di questa occasione all’Olimpico, per quanto tra mille flutti… Adesso l’importante è esserci, è poter fare, è vedere questi ragazzi felici, grati di essere qui, entusiasti di stare su un palcoscenico così importante”.