IL QUARTO D’ORA ACCADEMICO
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Noterelle di iconografia: conigli in Paradiso
di Giovanna Dalla Pozza Peruffo
Storica dell’arte
Giovanni di Paolo (Siena 1398-1482), Paradiso, 1445
New York, Metropolitan Museum, cm. 44,5 x 40,6
Primavera, Pasqua, Paradiso.
Queste le tre parole chiave per una lettura al di là dell’immagine, o come dice Panofsky per “andare oltre la bellezza e il naturalismo dei dipinti”, di una vivacissima raffigurazione della beatitudine celeste. Complessi sono infatti i livelli conoscitivi che vi si possono decifrare: etimologico, biblico (Genesi), teologico (la salvezza dei Giusti riscattati dalla Resurrezione del Cristo, Agnello sacrificale), botanico, faunistico, simbolico (legato alla presenza di una grande varietà di fiori e di alcuni animali, l’Agnello e i conigli).
Paradiso, il fiorito giardino celeste dove gioiosamente si incontrano angeli e beati, trae il suo significato originario dall’antico iranico, con significato di luogo recintato, l’avestico pairidaēza, poi dal greco παράδεισος (paràdeisos) tradotto come giardino, parco, verziere. Il termine latino paradisus fu adottato dal Cristianesimo, a partire dal VI sec., sia con il significato biblico di Giardino dell’Eden da cui Adamo ed Eva dopo il peccato furono cacciati, sia come Giardino celeste riservato ai salvati .
Pasqua e Primavera: la Pasqua ebraica, pesah, memoria del passaggio del mar Rosso, esodo del popolo ebraico dall’Egitto, è celebrata il giorno prima della luna piena che segue l’equinozio di primavera, giorno in cui in antico i pastori nomadi offrivano a Dio le primizie dei loro greggi. I paesi del sud Europa per definire la grande festa cristiana usano nomi derivati dall’ebraico pesah, mentre in Inghilterra Pasqua si dice Easter e in Germania Ostern. Entrambi derivano dall’antico culto sassone della dea lunare della fertlità Ostara (chiamata anche Eostre, Eastre oppure Eosta (East era dio solare). La festa si celebrava il giorno dell’equinozio di primavera e il culto di Eostre, insieme ai simboli che la accompagnavano (quali l’uovo e la lepre per la sua eccezionale fertilità), si diffuse in tutta l’Europa toccata dalle invasioni germaniche. I popoli anglo-sassoni chiamavano il mese lunare, corrispondente all’incirca al nostro aprile, Eostre-monath, e in questo periodo celebravano feste in onore della dea Ostara-Eostre, associata a vari aspetti connessi con la rigenerazione della natura e il rinnovarsi della vita. Il Cristianesimo assimilò parte degli antichi culti pagani, per cui in ambito germanico la Pasqua assunse i nomi collegati alla festa di Ostara. I simboli della tradizione antica furono inglobati nelle festività religiose di primavera, in particolare il coniglio pasquale, simbolo di fertilità e prosperità e l’uovo dell’embrione primordiale da cui scaturisce l’esistenza (concetto di uovo cosmico già presente in antichi miti della creazione della zona mediterranea ed in molte altre culture extra europee).
Tale contestualizzazione di ordine storico e socio-religioso permette di leggere l’iconografia del Paradiso dipinto da Giovanni di Paolo, oltre che nei contenuti religiosi (identificazioni dei santi, che qui non è il caso di proporre), anche secondo una chiave simbolica che apparteneva alla cultura medievale e che permase nell’immaginario pittorico europeo fino a Rinascimento inoltrato.
Il paradiso infatti è rappresentato come un giardino limitato da una siepe di piante di arancio coperto da un prato di erbe e di fiori, la cui simbologia è tratta dai testi medievali di esegeti e apologisti, che non citiamo per brevità, ma identificati nel suo ampio e puntuale studio da Mirella Levi D’Ancona, The garden of Renaissence,1977.
La siepe di aranci rappresentata da alberi sempreverdi, accompagnati dai frutti, è simbolo di Redenzione quindi ad una Pasqua perenne, in quanto rimanda all’albero della conoscenza del Bene e del Male nell’Eden perciò al peccato. Il giardino fiorito diviene così il luogo di una eterna primavera, dove si rinnova la vita della Natura, cioè la vita dello Spirito.
I fiori possono assumere vari significati simbolici, a seconda del contesto del dipinto, anche se nel Paradiso di Giovanni di Paolo non tutti hanno un puntuale significato all’epoca non conosciuto, ma tutti, nell’insieme, riportano alla rigenerazione della Natura e con la Primavera alla Pasqua di Redenzione.
1.2 Trifoglio (Trifolium pratense), qui dal fiore bianco sfrangiato, simbolo della Trinità per le sue foglie trilobate, oltre che di salvezza, perché considerato erba medicamentosa contro i morsi del serpente (il peccato ) (da Plinio)
3 Pervinca (Vinca sp.), probabilmente Vinca minor. [ sp. = specie]
4. Ranuncolo (o Potentilla erecta), fiore giallo a quattro petali e foglie a bordo dentellato.
5. Giglio (Lilium candidum), simbolo di purezza, pace, Resurrezione.
6. Trifoglio, si veda la nota ai numeri 1 e 2.
7. Garofano, probabilmente varietà coltivata di Dianthus caryophyllum; l’etimo greco di
dianthus lo indica come il “fiore di Dio”.
8. Pratolina (Bellis perennis), simbolo delle anime beate in Paradiso.
9. Violetta (Viola forse Viola hirta), simbolo di umiltà; indica i monaci.
10. Ranuncolo giallo a cinque petali, è il Ranunculus repens.
11. Trifoglio Trifolium pratense.
12. Fragola (Fragaria sp.), simbolo dell’uomo retto; frutto che indica lo Spirito per le sue foglie a tre punte. Insieme alle viole è simbolo di umiltà. Poiché fiorisce tra aprile e maggio e in contemporaneo matura il frutto è simbolo dell’eterna primavera. Per Ovidio è simbolo dell’età dell’oro.
Agnello (in alto a sinistra), simbolo della vittima sacrificale della Redenzione, Cristo, quindi della Pasqua.
Coniglio, animale lunare, uno degli emblemi della dea Ostara. Simbolo universale di fertilità, di rinnovo della vita, di rinascita, é associato alla Pasqua fin dai primi secoli del Cristianesimo.
Pasqua 2020. Un beneaugurante augurio globale e pasquale.