Pubblichiamo un intervento del presidente dell’Accademia Olimpica e medico, Gaetano Thiene, apparso su Il Giornale di Vicenza: una riflessione dedicata, in particolare, all’incertezza causata nell’opinione pubblica dal continuo e spesso contraddittorio sovrapporsi di dichiarazioni in materia di COVID-19 e pandemia da parte di medici e scienziati.
di Gaetano Thiene
Ci sono inquietanti segnali di riaccensione dell’epidemia COVID-19, provenienti da tutto il mondo, che devono farci riflettere. L’Organizzazione Mondiale della Sanità lancia messaggi poco rassicuranti. Il Coronavirus torna a far paura, è ancora in mezzo a noi: un incubo, dopo quello che abbiamo vissuto.
Esperti rappresentanti della scienza medica, alla quale la comunità civile vorrebbe potersi affidare come ad un oracolo, mandano messaggi contrapposti, smentendosi a vicenda. Da un lato alcuni virologi che vogliono tranquillizzare, affermando che il peggio è passato, la pandemia si sta spegnendo e la virulenza attenuando e che finiscono inconsciamente ad incoraggiare un comportamento del tipo “liberi tutti”. Dal lato opposto invece coloro che sulla base di indagini di ricerca inoppugnabili, pubblicate nella più prestigiosa rivista di Biomedicina e validati dalla comunità scientifica internazionale, difendono lo screening di massa mediante la diagnosi molecolare con tampone, essendo dimostrato che molti soggetti infetti sono portatori asintomatici del virus e pertanto potenziali, inconsapevoli “untori”. Invocano di non abbassare la guardia, di proseguire con regole rigorose di comportamento e con misure preventive nei contatti sociali.
La scienza, che non è la verità ma la ricerca della verità, in questa vicenda sta dimostrando tutto il suo impegno ma anche i suoi limiti. Non possediamo ancora una cura del COVID-19, la stiamo cercando e nel frattempo impieghiamo misure preventive e trattamenti palliativi salvavita estremi, quali la ventilazione meccanica.
Il confronto si è trasformato in uno scontro spiacevole, senza esclusione di colpi, con interventi a raffica nei media. Anche per la smania di apparire, alcuni esprimono opinioni (e non certezze), spesso contraddittorie con quelle da loro stessi dichiarate in precedenza.
Sono fonte di turbamento e disorientamento dell’opinione pubblica, che si sente frastornata e smarrita. Rischiamo di perdere credibilità agli occhi della società civile.
Dall’altro lato ci sono i giovani ricercatori, spesso precari, che lavorano nei laboratori con grande entusiasmo, senza manie di protagonismo. Sono le nostre legioni nella guerra contro il COVID-19.
Alla luce di tutto questo, propongo una moratoria delle apparizioni e delle interviste degli scienziati: ora più che mai è necessario che siano i fatti a parlare.
Sappiamo che lo strumento preventivo-terapeutico vincente sarà il vaccino e la comunità guarda a noi con grande fiducia. Trasformiamo questo ambizioso obiettivo in silenziosa, operosa speranza.
Voglio ricordare a questo proposito il poeta Virgilio, che nell’Eneide racconta l’incontro di Enea con la Sibilla Cumana, oracolo e sacerdotessa. Costei gli svela che raggiungere il suo scopo sarà arduo e lo avverte: “Hoc opus, hic labor est” (questa impresa costerà fatica). È il motto dell’Accademia Olimpica, attiva dal 1555. Oggi lo dedico ai medici e ai giovani ricercatori: indossiamo il camice bianco, con umiltà e determinazione.