IL QUARTO D’ORA ACCADEMICO
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L’Archivio di Stato di Bassano: un patrimonio da difendere

di Giovanni Marcadella
Già direttore dell’Archivio di Stato di Vicenza

Cos’è un archivio?
È una concentrazione di scritture, che si mettono in conservazione per testimonianza e prova delle attività che quotidianamente compiamo, professionalmente e anche non, organizzata secondo un certo metodo, che è funzionale alle nostre esigenze. In esso, perciò, vi sono rappresentati la nostra stessa esistenza, il lavoro, gli interessi, anche i nostri guai.
Finché rimane riservato, a uso esclusivo del suo generatore, esso parla soltanto a lui, documenta le sue operazioni, la sua vita, ma quando lo si apre a una fruizione diversa, magari pubblica, ecco che diventa fonte importantissima di storia per una comunità.
Un pubblico ufficio, un ente, proprio in virtù della loro stessa natura e funzione, hanno non solo il dovere di riservare cure e attenzioni ai loro archivi, ma anche di indirizzarli a un’ampia fruizione e, quindi, di toglierli quanto prima possibile dallo stato di riservatezza per aprirli alla funzione di fonte storica.
L’importanza di queste concentrazioni di scritture per la comunità è fondamentale, al pari – e anche di più – di una raccolta di testimonianze museali, artistiche, archeologiche, etnografiche.
Non si può costruire la storia di un territorio o di un organismo, di un’azienda, di una famiglia, perfino di una singola personalità senza far riferimento al suo archivio e la perdita o il distacco da tale complesso di scritture è irrimediabile, determina un vuoto di conoscenza e di fondamenti incolmabile.

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Un locale dell’Archivio di Stato di Bassano

È proprio per le ragioni esposte che si è pensato, ancor nel 1990, di aprire a Bassano una Sezione dell’Archivio di Stato di Vicenza, ove concentrare gli archivi già dismessi e, quindi, considerati storici, degli uffici statali che erano presenti sul territorio, a partire da quello del Tribunale Civile e Penale e quelli delle Preture, oggi non più esistenti, ma all’epoca ancor vitali sia in Bassano, sia ad Asiago, fino a quelli dei Notai, delle Scuole, degli Uffici fiscali. Vi era pure, in sede di Vicenza, una giacenza di archivi che documentavano antiche istituzioni bassanesi e del territorio, come gli estinti monasteri, le confraternite e le corporazioni, che erano stati soppressi dai Napoleonici e ascritti al Demanio statale.
Non mancavano neppure carte di Uffici di Stato, che erano presenti e vitali nell’Ottocento, ma che non ebbero lunga vita ulteriore, come le Preture di Marostica, di Valstagna o come l’Ufficio Ipotecario d’impronta napoleonicoaustriaca. In conseguenza delle concentrazioni d’atti notarili disposte nel 1806 con la creazione degli Archivi Notarili di distretto, si formò un aggregato notevole di scritture provenienti non solo dal territorio bassanese, ma anche da quelli di Cittadella, di Castelfranco, di Asolo, che non poteva che confluire, anch’esso, a Vicenza. Ebbene, tutto ciò, assieme alla documentazione del Catasto Napoleonico-Austriaco e, poi, di quello Italiano riferito ai comuni del Bassanese, della Valbrenta, dell’Altipiano, poteva essere trasferito a Bassano, nella costituenda Sezione, per essere qui non solo adeguatamente conservato, ma anche più comodamente consultato. E così fu.
La Sezione fu aperta in uno stabile predisposto specificatamente per essere un’efficiente, attrezzata, idonea sede d’Archivio. Ancor oggi essa è in funzione entro il medesimo stabile di via Beata Giovanna. Forse comincia però ad avvertire carenza di spazi, visto che dal 1990 a oggi ha accolto molti nuovi versamenti di archivi sia pubblici sia privati, come quello del Liceo Ginnasio Brocchi, quelli di alcune Direzioni Didattiche del territorio; archivi privati come l’Erizzo, il De Facci Negrati, il Bianchi Michiel e le antichissime pergamene del Crespignaga.

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Il LIbro Catastico delle proprietà del Convento di San Rocco di Marostica (1517)

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Il Tomo VI del Catastico Michiel (1783), SASBAS, Archivio privato Bianchi Michiel

È certo che la Sezione d’Archivio bassanese detiene un patrimonio prezioso e molti cittadini lo sanno, perché l’hanno frequentata, nelle sue sale hanno fatto ricerche, i ragazzi si sono laureati, i tecnici hanno trovato cartografia e testimonianze giuridiche su cui improntare progetti, avvocati hanno documentato e provato le loro istanze. Quanti cittadini han trovato attestazioni dei loro diritti nei registri di estimazione o nelle pratiche di successione; quanti hanno ricostruito la loro genealogia negli atti e registri dello Stato Civile!
Tutto questo è l’Archivio di Stato di Bassano, una bella ed efficiente realtà ove si ridà vita a un patrimonio culturale e giuridico che è dei Bassanesi, dei cittadini di Marostica, di Asiago, di Romano, della Valbrenta, di Asolo.
In questa sede le scritture, che erano cosa morta perché uscite dall’uso dei tanti loro generatori, hanno trovato una diversa vitalità. Il loro valore dipende dall’attenzione dei cittadini, dei fruitori, che sarà attenta e efficace soltanto se tale patrimonio resterà qui, a Bassano, accanto a coloro che possono e vogliono utilizzarlo.
Di ciò siamo convinti e ne è convinta pure l’Amministrazione pubblica, ne sono convinti i cittadini, quelli organizzati in associazioni culturali, professionali e club-service, che hanno sottoscritto con il sindaco di Bassano e gli altri sindaci del territorio un impegno affinché l’Archivio di Stato rimanga a Bassano; ne sono convinti tutti quei cittadini che tre anni fa, in diverse migliaia hanno votato con il FAI per riconoscere l’Archivio di Stato di Bassano come “luogo del cuore”.
Di contro a un provvedimento ministeriale, che mira a chiudere tutte le Sezioni degli Archivi di Stato in Italia, è nata a Bassano una proposta, che vuole mantenere viva ed efficiente la Sezione bassanese. Anzi, una proposta che va oltre. Si pensa che possa realizzarsi in Bassano una casa comune, ove trovino in via definitiva collocazione l’Archivio di Stato bassanese e tutti gli archivi storici comunali e di altri enti (scuole, ospedali etc.), anche di privati del territorio, un Archivio Storico Territoriale, affinché si allontani in via definitiva il pericolo di perdere il contatto e la disponibilità diretta del nostro prezioso patrimonio storico e si costruisca, insieme, una grande prospettiva per la conservazione, la valorizzazione, la fruizione in regime di attenta e partecipata economia di gestione, dei tanti patrimoni storici che ci appartengono, ma che rischiano costantemente il degrado e la perdita.

(Per gentile concessione di Bassano News).