L’Accademia Olimpica, tra le più antiche accademie d’Italia, fondata a Vicenza nel 1555, all’art. 1 del proprio Statuto indica tra i compiti che le sono peculiari “la vigilanza sulla conservazione e l’uso del Teatro Olimpico da essa eretto, la sua valorizzazione mediante manifestazioni d’arte adeguate alla dignità del monumento”.
Abbiamo quindi seguito con vivo interesse e attenzione il dibattito sviluppatosi in questi giorni attorno al video girato all’Olimpico dalla cantante vicentina Francesca Calearo, dopo il successo a Sanremo 2021 con il nome d’arte Madame.
Sul piano artistico, ci sentiamo di convenire con quanti non vi hanno rilevato elementi né oltraggiosi né squalificanti, come invece avvenuto in altre occasioni, ma al contrario lo consideriamo una positiva testimonianza di questo Teatro nei confronti del pubblico giovane, che ha potuto conoscerne e apprezzarne la bellezza.
La vicenda ha avuto senz’altro il merito di sollevare una volta di più la tanto annosa quanto non ancora risolta questione dei criteri e delle modalità che devono regolare l’utilizzo del Teatro Olimpico.
Se nella prima fase il dibattito si era articolato attraverso una pluralità di voci individuali, la tavola rotonda organizzata da Il Giornale di Vicenza ha rappresentato un utile momento di confronto e di sintesi, confermando quanto sia indispensabile e urgente trovare una soluzione efficace in merito.
Ribadiamo il nostro punto di vista, espresso e sostenuto più volte: la necessità non prorogabile di un tavolo di regia che stabilisca e faccia rispettare le scelte che riguardano l’Olimpico, un organismo solido e trasparente nei principi e nelle regole ma snello e dinamico nelle decisioni.
Da chi dovrebbe essere formato? Da rappresentanti di enti e istituzioni culturali in grado di far dialogare le due anime principali di questo spazio straordinario: quella del “monumento”, da tutelare nella sua unicità e da gestire adeguatamente sul fronte tecnico-amministrativo; e quella del “teatro”, luogo da mantenere vivo e pulsante, con una sua identità artistica – dinamica ma coerente e coerente ma dinamica – che lo collochi nella grande scena culturale contemporanea.
È su questa seconda anima, per sua stessa natura articolata e ricca di sfumature, che la questione si fa più complessa ma anche più stimolante.
Il punto di partenza è indiscutibile. L’Olimpico non è un teatro come gli altri, non è una scena “neutra” alla quale puoi dare la veste e l’anima che vuoi, diversa ogni sera, di spettacolo in spettacolo: l’Olimpico la sua veste e la sua anima le ha da oltre quattro secoli. A dargliele è stata proprio l’Accademia Olimpica, che affidò il progetto del Teatro ad Andrea Palladio e ne finanziò la costruzione. Niente e nessuno potrà e dovrà cambiarle.
Ma non confondiamo rispetto con arretratezza, tutela con chiusura, conservazione con conservatorismo.
La significativa esperienza del Laboratorio Olimpico, in attività dal 2001 e promosso dall’Accademia, è un esempio concreto di come questo teatro possa/debba essere uno spazio creativo aperto al contemporaneo: un luogo di dialogo e stimolo culturale sui linguaggi del teatro, un crocevia di idee, visioni, sogni, sfide, uno straordinario ponte tra passato e futuro.
Chiunque farà parte di quel tavolo di regia dovrà essere in grado di far convivere queste due anime, monumento e teatro, passato e futuro, conservazione e dinamismo. È possibile. Anzi, è una potenzialità che tutti noi – custodi di questo tratto di vita del “nostro” Olimpico – dobbiamo esprimere al meglio.
L’Accademia Olimpica, lo diciamo forte e chiaro, non potrà non essere presente a quel tavolo e lo rivendica come dovere. Perché è la memoria storica del monumento. Perché ha dimostrato di saperlo rendere vivo come teatro. E perché ha un eccezionale patrimonio di competenze – i suoi accademici – da mettere al servizio di questo straordinario tesoro di cui siamo responsabili di fronte al mondo.
Gaetano Thiene
Presidente dell’Accademia Olimpica
*** La nota dell’Accademia è stata pubblicata su Il Giornale di Vicenza venerdì 2 aprile 2021