Qui di seguito l’intervento di apertura pronunciato sabato 2 ottobre 2021 al Teatro Olimpico dal presidente dell’Accademia, Gaetano Thiene, in occasione della cerimonia inaugurale dell’anno di attività 2021/2022. All’evento ha presenziato tra gli altri l’accademica olimpica onoraria Marta Cartabia, Ministra della Giustizia, che ha tenuto la tradizionale prolusione.
Autorità, colleghi Accademici, giovani Dottori di Ricerca, Concittadini, Chiarissima Professoressa Cartabia.
Con questa solenne cerimonia siamo oggi riuniti nello splendido Teatro degli Olimpici a reiterare il rito di apertura delle attività dell’Accademia Olimpica per l’anno 2021/2022, il quarto e ultimo della corrente Olimpiade.
Stiamo finalmente uscendo dalla pandemia, vincenti grazie all’encomiabile senso di responsabilità dei singoli nell’affrontare i sacrifici imposti (l’impiego delle mascherine, le norme igieniche, il distanziamento, la certificazione sanitaria, il lockdown…) ma soprattutto grazie al fondamentale contributo dato dalla Scienza Medica, che ha sviluppato vaccini molecolari di nuova generazione. Quella mascherina chirurgica, che tutti continuiamo a portare, è la stessa con la quale si presentò nel 1967 Christian Barnard, uscendo dalla sala operatoria, dopo il trapianto di cuore nell’uomo, primo nella storia.
Il prossimo premio Nobel per la Medicina, il cui annuncio è atteso tra pochi giorni, è auspicabile sia assegnato agli scienziati che hanno inventato il nuovo vaccino salvavita, straordinario strumento di prevenzione primaria (è stato poi assegnato a David Julius e Ardem Patapoutian per gli studi sulla percezione del caldo e del freddo, ndr). Uno speciale Premio Nobel, quale riconoscimento etico, andrebbe assegnato all’umanità intera: a quanti ogni giorno con serietà, esempio e altruismo hanno indossato la mascherina, rispettato le istruzioni sanitarie, sacrificato parte della propria autonomia per il bene di tutti. Questa è stata, e continua ad essere, una grande prova di civiltà.
Vi chiedo cortesemente, in memoria dei quasi 5 milioni di vittime nel mondo a causa della pandemia, tra cui 130 mila in Italia, di alzarvi per un minuto di deferente silenzio.
La cerimonia di apertura dell’anno accademico non è un atto di pura formalità, ripetitivo e noioso. Tutt’altro. È un momento di alto valore simbolico dedicato alla Sapienza, di cui l’Accademia Olimpica è custode e testimone. Ed è anche l’occasione per riconoscere e premiare l’amore dei giovani per la conoscenza, così come il valore dei nuovi accademici, accolti nella nostra secolare Istituzione per le loro attività culturali.
Il premio «Hic labor», che tra poco sarà consegnato (uno dei tre che l’Accademia riserva alle nuove generazioni), vuole essere una onorificenza all’apice della formazione universitaria: il conseguimento del Dottorato di ricerca.
Il Dottorato rappresenta l’Everest della “scalata” educativa, una sorta di “sesto grado superiore” nel percorso formativo che, dopo la laurea e la specializzazione, si conclude con un atto di originale contributo personale. Il giovane raggiunge il massimo grado di maturità culturale e spicca il volo verso la vita professionale.
Naturalmente questo significa ritardare l’ingresso nel mondo del lavoro, ma si tratta di un investimento i cui benefici ricadono sull’intera società e che è sostenuto con lungimiranza in molte nazioni avanzate. L’Italia, purtroppo, figura tra gli ultimi Paesi in Europa ad aver attivato le Scuole di Dottorato e quello con il minor numero di Dottori di ricerca.
Grazie alla Scienza Medica la vita media dell’uomo si è prolungata ad 85-95 anni. Perché non estendere il periodo di educazione ai 25-28 anni, fino al grado formativo più elevato?
Vicenza – forse la più bella città rinascimentale italiana, patrimonio dell’Unesco – si sta preparando a concorrere come Capitale della Cultura per il 2024, mettendo in campo la sua storia, il suo patrimonio architettonico e artistico, le sue prestigiose istituzioni culturali, tra le quali la nostra Accademia Olimpica, fondata nel lontano 1555, il suo dinamico tessuto imprenditoriale e una Amministrazione Comunale sensibile e fortemente impegnata allo scopo. In questo contesto quale migliore obiettivo, se non quello di dotare la città di un progetto per il cittadino di domani, dotto e intraprendente, attraverso l’istituzione di Dottorati di ricerca con le Università che qui hanno poli didattici?
La seconda parte della cerimonia è dedicata ai nuovi accademici, rigorosamente scelti sulla base del merito nella produzione di nuovo sapere.
Il ruolo di ordinario è riservato a persone nate a Vicenza o residenti nel Veneto da almeno tre anni; quello di corrispondente a chi sia nato e risieda fuori dalla regione; quello di onorario, infine, a persone di particolare prestigio, a prescindere dal luogo di nascita o residenza.
Con le sue Classi l’Accademia copre le tre grandi aree del sapere (Lettere e arti; Scienze e tecnica; Diritto, economia e amministrazione), che nei secoli hanno avuto significative espressioni a Vicenza e nella sua provincia. Una precisazione importante: il titolo di accademico non è da intendersi come premio-riconoscimento pari al “cavaliere” o al “commendatore”. Agli accademici si chiedono partecipazione attiva e contributi fattivi alla divulgazione del loro sapere. L’Accademia è un “serbatoio” di persone sapienti, intelligenti e libere, chiamate a mettere in atto una educazione permanente a servizio della comunità.
Termino il mio saluto, presentando Vicenza ai neoaccademici onorari e corrispondenti, che non sono vicentini – con le parole dell’indimenticabile scrittore vicentino Guido Piovene, tratte dal suo libro Viaggio in Italia, pubblicato nel 1957, in cui descrive emozioni, luoghi e personaggi al ritorno nella sua città di nascita e formazione.
«È curioso per me arrivare a Vicenza in veste di viaggiatore e diarista. Vi sono nato; vi ho trascorso l’infanzia e parte della gioventù; le devo e le dovrò forse la parte migliore della mia opera. Appena entro nella città, mi riprende la meraviglia. Il Rinascimento italiano, specie quello più tardo quando l’architettura obbediva soltanto alla fantasia ed al piacere, ha qualche cosa di chimerico. Ma in nessun luogo, credo, come a Vicenza.
Perciò conoscere Palladio, la Basilica, la Loggia del Capitanio, la Rotonda, il teatro Olimpico, il palazzo Chiericati e gli altri attraverso gli studi è una conoscenza imperfetta. Bisogna vederlo a Vicenza. Una piccola Roma, un’invenzione scenografica, …
Non so che cosa direbbe uno psicanalista se gli rivelassi che, mobile come sono, e portato a girare il mondo, io sogno questi luoghi quasi ogni notte, e nei momenti d’ansia con dolcezza quasi ossessiva».